MAURO FIORESE. Treasure Rooms (2014-2016)
Verona, Palazzo della Ragione, Galleria d’Arte Moderna Achille Forti
dal 5 aprile al 22 settembre 2019
a cura di Patrizia Nuzzo e Beatrice Benedetti
Ventisei caveau dei grandi musei italiani si svelano per la prima volta al pubblico negli scatti di Mauro Fiorese, da aprile alla GAM di Verona.
Mauro Fiorese. Treasure Rooms (2014-2016), a cura di Patrizia Nuzzo, Curatore Responsabile delle Collezioni d’Arte Moderna e Contemporanea della GAM e Beatrice Benedetti, Direttore Artistico della Galleria Boxart, è una mostra promossa dai Civici Musei del Comune di Verona in collaborazione con la Galleria scaligera Boxart, con il patrocinio di ICOM- Italia e del FAI delegazione di Verona.
L'esposizione verte sulla serie fotografica Treasure Rooms di Mauro Fiorese (Verona, 1970-2016), artista d’origine veronese, riconosciuto a livello internazionale e scomparso prematuramente tre anni fa.
I ventisei scatti della serie – messi a disposizione dalla Galleria Boxart di Verona che ha sostenuto il progetto – sono stati realizzati nell’arco di tre anni dal 2014 al 2016 e hanno ritratto i depositi dei maggiori musei italiani, in tutto tredici, tra i quali: il Museo di Castelvecchio a Verona, la Galleria degli Uffizi, la Galleria Borghese, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Capodimonte, Museo Correr, MART di Rovereto.
L’introduzione al percorso espositivo accompagna lo spettatore dietro le quinte del progetto, attraverso immagini e proiezioni video inedite, riavvolgendo idealmente la pellicola di tre anni di viaggio (2014-2016) all’interno dei Sancta Santorum della Grande Bellezza italiana.
«È importante scoprire i depositi d’arte del nostro paese - sottolinea l’assessore alla Cultura Francesca Briani - proprio per quello che sono: scrigni invisibili di storia e di cultura. Ed è ancora più stimolante farlo anche grazie allo straordinario repertorio scientifico creato dalla sensibilità di un nostro concittadino. Maturare la consapevolezza del loro valore significa fare già un importante passo nella cura che essi richiedono».
Quelle di Fiorese sono immagini che richiamano la pittura “alta”, grazie alle scelte compositive, alle pennellate di luce, ma soprattutto alla stampa su carta cotone, racchiusa in vetri museali e cornici lignee con targhetta ottonata che diventano parte integrante dell’opera, conferendo un astratto stile solenne, che non combacia tuttavia con alcun periodo storico definito.
Immagini di grande fascino che raccontano l’enorme parte invisibile dei grandi Musei. Un “sommerso” che offre linfa all’emerso e che conferma la ricchezza dei patrimoni museali.
La stragrande maggioranza dei musei italiani in questo è in linea con le grandi istituzioni estere, dall’Hermitage di San Pietroburgo, al Guggenheim di New York, al Prado di Madrid e al British Museum di Londra, nell’esporre una quota molto esigua delle grandi risorse conservate.
La mostra, oltre a presentare per la prima volta la serie completa Treasure Rooms di Mauro Fiorese, invita il visitatore a riflettere sulle funzioni chiave dei depositi e sul loro potenziale: da quello fisico di accumulazione delle opere alla necessaria catalogazione, dall’interscambio inteso come l’osmosi tra visibile e invisibile fino alla magia di cui sono carichi questi «serbatoi di sorprese» (la definizione è di Salvatore Settis) restituita dai ritratti di luoghi di Fiorese.
La mostra è anche un omaggio alla straordinaria storia dell'arte italiana e svela il grande lavoro svolto dietro le quinte dei musei d’eccellenza.
La meticolosa indagine iconografica di Fiorese su questi “Archivi della memoria”, sarà posta in relazione con originali gessi canoviani monumentali provenienti dai depositi della Galleria d'Arte Moderna Achille Forti di Verona, testimonianza significativa del patrimonio dei Musei Civici veronesi non esposto in allestimenti permanenti.
Il tema di una gestione organica delle collezioni e dei relativi depositi, che hanno bisogno di standard adeguati alle esigenze imposte dalla conservazione, dalla ricerca e dalla richiesta sempre crescente di fruizione dei pubblici, è molto sentito tra le istituzioni museali, pubbliche e private, in Italia come all'estero. Lo testimoniano ricorrenti iniziative sul tema, tra cui un importante convegno di ICOM-Italia (International Council of Museums):. L'essenziale è invisibile agli occhi. Tra cura e ricerca, la potenzialità dei depositi museali, che si è svolto a Matera il 15 marzo scorso. E' proprio ICOM - Italia ha concesso il patrocinio alla mostra di Mauro Fiorese.
«Si tratta di luoghi di conoscenza assolutamente vitali per un museo e di servizi essenziali per lo sviluppo della ricerca scientifica e della sperimentazione tecnologica alla base di ogni iniziativa di valorizzazione delle collezioni - sottolinea Francesca Rossi, Direttore dei Musei civici di Verona - la definizione “deposito museale” non rende più realmente ragione della funzione che questi luoghi svolgono».
Infatti anche quando non si arriva alla creazione di depositi visitabili o di gallerie secondarie, come ne esistono soprattutto all'estero, si tratta comunque di “depositi attivi” e di spazi che occorre rendere sempre più accessibili al pubblico. La Direzione dei Musei Civici sta riflettendo attentamente su queste necessità per sviluppare un progetto di cura lungimirante, in grado di riorganizzare secondo questi criteri i cospicui giacimenti del nostro sistema museale.
«Il progetto artistico di Mauro Fiorese – afferma la curatrice Patrizia Nuzzo – porta alla luce, attraverso l’obiettivo fotografico, i luoghi in cui sono conservati i capolavori dell'arte italiana, svelandone la maestosità: veri giacimenti di cultura tra i più cospicui al mondo. I depositi stessi, assurgono dunque al ruolo di opera d’arte nobilitati da ritratti di grande formato. Liberato dal pregiudizio, antico e ormai obsoleto, che lo vedeva o immaginava solo come ambiente polveroso, immobile e silente, il “caveau” è invece sempre più protagonista dell’attività vera di una galleria e ne traduce l’anima profonda».
Ne risulta un’inedita serie di ‘paesaggi’ non tradizionali, che compongono una pinacoteca ideale, nata a sua volta dalla somma di opere nascoste.
«Lo sguardo neutro di Mauro Fiorese – aggiunge la co-curatrice Beatrice Benedetti – rappresenta lo strumento più adeguato per ricongiungere il visibile con l’invisibile. Le fotografie dell’artista colgono gli archivi con un approccio vicino al purismo della straight photography, ovvero della cattura diretta della realtà. Lo spettatore è immerso in spazi silenti, solo le scelte compositive dell’autore rendono percettibile l’emozione di questo “scavo”, lo stupore dell’accesso a scrigni pressoché preclusi al pubblico».
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